L’art. 775 del codice civile stabilisce che la donazione fatta da persona che, per qualsiasi causa, era incapace di intendere o di volere al momento in cui la donazione è stata fatta, può essere annullata, a richiesta del donante, dei suoi eredi o aventi causa.

Per poter applicare il rimedio previsto dalla norma è fondamentale stabilire quale debba essere l’intensità dell’alterazione delle facoltà intellettive del donante.

A tal proposito, una recente ordinanza della Cassazione (Cass. n. 19874/2024) ha ribadito, conformemente ad un orientamento ormai consolidato, che per invalidare la donazione non è necessaria la prova, al momento dell’atto, di uno stato di incapacità assoluta del disponente, essendo sufficiente dimostrare che le facoltà psichiche del donante erano perturbate al punto da impedirgli una seria valutazione del contenuto e degli effetti della donazione.

In particolare, nel caso oggetto della pronuncia, il donante aveva assunto di essere stato indotto a stipulare la donazione da persone che avevano approfittato del suo stato di bisogno e delle sue precarie condizioni psico-fisiche.

I giudici, in applicazione del principio appena esposto, hanno accolto la sua domanda e annullato la donazione.

Bisogna infine prestare attenzione alle tempistiche, perché l’azione di annullamento si prescrive in cinque anni dal giorno in cui la donazione è stata fatta.

Avv. Francesco Gianfreda