I giudici della Cassazione sono recentemente tornati ad occuparsi di un tema frequente, che connette il diritto tributario al diritto delle successioni.

Si tratta dell’ipotesi in cui una persona muoia lasciando dei debiti tributari ed i suoi potenziali eredi ritengano sconveniente accettare l’eredità.

In questo caso, è stato ancora una volta chiarito che la rinuncia all’eredità, validamente esercitata nelle forme di legge, ha effetto retroattivo, cioè il rinunciante è considerato come mai chiamato alla successione e, conseguentemente, è ritenuto del tutto estraneo alla responsabilità tributaria del defunto.

Viene inoltre specificato che l’estraneità vale anche per il periodo intercorrente tra la morte della persona cara ed il momento in cui viene effettuata la rinuncia.

Ciò significa che se l’amministrazione finanziaria dovesse notificare, a seguito della morte, al potenziale erede (tecnicamente, soltanto “chiamato” all’eredità), un avviso di accertamento relativo a debiti del defunto, senza che il potenziale erede lo impugni (in tal modo rendendolo definitivo), la rinuncia all’eredità consente a quest’ultimo di impugnare la successiva cartella di pagamento ricevuta, proprio in quanto l’efficacia retroattiva della rinuncia lo rende completamente estraneo alla successione e, quindi, non risponde dei debiti del de cuius.

Pertanto, se si dovesse ricevere la notifica degli atti sopra menzionati, da parte dell’Agenzia delle Entrate, per debiti del defunto, è sempre opportuno valutare la legittimità degli stessi, in base alla concreta situazione in cui si trova il potenziale erede, specie se ha deciso di rinunciare all’eredità.

Avv. Francesco Gianfreda